Accordo con Israele, via libera su Suwayda
Nessun nuovo patto sociale. Sangue e retorica divisiva per imporre il proprio potere
Una ricetta antica, perfezionata negli anni del regime di Asad, permette in queste ore all’autoproclamato presidente siriano Ahmad Sharaa di negoziare da una posizione di inedita superiorità con i leader druso-siriani della regione meridionale di Suwayda.
Mentre si scrive, la morsa a tenaglia delle forze governative e dei loro ausiliari della regione di Daraa, storicamente rivale con quella di Suwayda, stringe il capoluogo di Suwayda.
Le azioni militari israeliane per fermare l’offensiva di Damasco appaiono cosmetiche. E servono a legittimare con maggior forza la necessità di un intervento governativo per “portare sicurezza e stabilità”.
La nuova sequenza di sangue dell’interminabile guerra civile siriana è cominciata proprio dopo l’incontro a Baku tra alti rappresentanti siriani e israeliani a margine della visita di Sharaa in Azerbaijan. Il paese era stato già segnalato nei mesi scorsi come uno dei mediatori (accanto agli Emirati Arabi Uniti) tra Damasco e Stato ebraico.
La ricetta ha bisogno di un ingrediente fondamentale: il placet regionale e internazionale. Sharaa lo ha ottenuto, prima, dall’inviato Usa Thomas Barack e, poi, dagli israeliani sulle sponde del Caspio durante il fine settimana.
La ricetta ha bisogno anche di un pretesto, di un incidente su scala locale, per chiamare in causa “lo Stato” a ripristinare la “sicurezza”. Gli scontri tra beduini e drusi a sud-ovest di Suwayda, nella giornata di domenica, hanno dato il via alla sequenza.

La ricetta ha bisogno di attori non-statuali che attivino il meccanismo. In modo che “lo Stato” appaia come una parte terza chiamata a dividere i litiganti e a ripristinare il monopolio della violenza.
La ricetta ha bisogno di media compiacenti che adottino il linguaggio dello “Stato” in una propaganda così simile a quella degli Asad da far venire le vertigini: per cui ora ci sono “gruppi fuori legge” (خارج عن القانون) da riportare all’ordine; ci sono immagini virali di depositi di armi illegali detenuti dalle milizie druse; ci sono resoconti di attacchi da parte di questi gruppi fuori legge contro civili inermi, così da giustificare la reazione dello “Stato”.

La ricetta ha infine bisogno di una retorica non ufficiale ma così diffusa sui social intrisa di odio antico e rinnovato: per cui i drusi sono “gli idolatri” (مشركين), sono “i mercenari dei sionisti” (مرتزقة بني سهيون) [qui si gioca con il titolo che i drusi danno a se stessi, appellandosi بني معروف]. In base a questa retorica, vengono scomodati conquistatori dei primi decenni dell’Islam, presi a modello come leader politico-militari sunniti dotati di purezza e carisma, per decretare l’imposizione del vero Islam nei territori attorno a Suwayda.
Qui sotto il mio ‘pezzo’-cronaca per l’ANSA scritta nel pomeriggio del 14 luglio 2025.
S'infiamma la guerra civile in Siria, 100 morti nel sud
Beduini e governativi all'assalto dei drusi, interviene Israele
ROMA
(di Lorenzo Trombetta) (ANSA) - ROMA, 14 LUG - La guerra civile siriana, entrata nel suo 15esimo anno, scrive un'altra sanguinosa pagina di storia, con l'uccisione di almeno un centinaio di persone, in larga parte miliziani drusi e loro rivali beduini sunniti, sostenuti dalle forze governative.
Una recrudescenza a sfondo confessionale che avviene mesi dopo la presa del potere da parte dell'ex miliziano qaedista Ahmad Sharaa (Jolani), autoproclamatosi presidente di un paese ormai non più alleato di Iran e Russia ma sempre più vicino a Stati Uniti e Israele.
Le violenze giungono dopo i massacri di 1.500 civili alawiti compiuti a marzo da miliziani filo-governativi, e gli attacchi, sempre da parte di armati vicini a Sharaa, contro i drusi di Damasco. Al confine con la Giordania e non lontano dalle Alture siriane del Golan, occupate da Israele, Suwayda è storicamente la roccaforte dei drusi siriani, con forti legami con i correligionari in Libano e in Israele.
Il governo israeliano, che nei mesi e settimane scorsi, ha più volte affermato di voler "proteggere" i drusi siriani, ha ordinato nelle ultime ore di bombardare le colonne di tank siriani diretti verso Suwayda. L'escalation era da tempo nell'aria. Il casus è scattato nel fine settimana, col rapimento da parte dei beduini della zona di un commerciante druso, provocando l'attesa reazione dei drusi, che hanno sequestrato alcuni beduini; le cui famiglie, a loro volta, sono scese in strada armate. Gli scontri, dilagati alla periferia di Suwayda, sono presto degenerati. E hanno dato vita a un vero e proprio attacco coordinato tra beduini e forze governative per prendere il controllo di Suwayda.
I bilanci delle vittime sono in continuo aggiornamento (si parla di almeno 60 miliziani drusi uccisi, tra cui due bambini e due donne, 18 beduini armati, 14 militari governativi, 7 non identificati) e contrastano tra loro a seconda delle fonti locali citate. Video amatoriali e professionali mostrano un ingente dispiegamento di armi e mezzi militari da entrambe le parti. Il ministero degli interni ha affermato di intervenire "per proteggere la sicurezza dei civili". E il ministero della difesa ha diffuso un ultimatum "senza condizioni" alle forze druse siriane: "Consegnate le armi, così eviteremo una battaglia casa per casa nella città di Suwayda'".
A rendere la situazione ancora più incandescente è stato l'intervento di Israele. Il ministro della Difesa Israel Katz ha parlato di "un chiaro avvertimento al regime", mentre il prolungato sorvolo aereo di jet ed elicotteri dello Stato ebraico ha spinto diversi sostenitori di Sharaa ad accusare i miliziani drusi di essere dei "mercenari dei sionisti".
Dal canto loro, le autorità druse di Suwayda hanno respinto gli appelli alla protezione straniera ma hanno denunciato la trappola tesa dal governo, usando i beduini, storici rivali nell'uso dei terreni agricoli, per imporre la sua autorità manu militari su una zona che chiede da tempo di mantenere la sua autonomia amministrativa e di sicurezza. (ANSA).